Il titolo originale della fiaba - inclusa ne Letterio Di Francia
Fiabe e novelle calabresi 1929-1931 - è
I tre cicorari, e il dialetto è quello di Palmi, in provincia di Reggio Calabria.
Ma la storia raccontata è davvero nazionale. Se ne trovano versioni in Toscana, Abruzzo, Sicilia e soprattutto è una variante del celeberrimo tipo
Barbablù.
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Una madre e tre figlie per vivere devono raccogliere cicoria.
Non è un bel lavoro, ma la miseria porta a questo.
Nello sradicare un grosso mazzo di cicoria la maggiore delle tre, Teresa, trova una botola e l'abitazione di un Drago terribile che tuttavia le promette di sposarla se mangerà una mano d'uomo prima del suo ritorno. Sperando di farla franca Teresa butta la mano nella latrina e dice di averla mangiata, ma il Drago ha un'arma infallibile: interroga la mano e questa gli dice dove si trova. Così la poveretta si ritrova con la testa mozzata.
Identica cosa accade alla sorella Concetta, che sotterra un braccio d'uomo anziché mangiarlo. Si può immaginare che anche a lei il Drago taglierà la testa.
L'ultima delle sorelle, Mariuzza, arrivata dal Drago seguendo le orme delle altre, più astutamente spezzetta il piede che dovrebbe mangiare e lo mette sulla pancia dentro un sacchetto. Così quando il Drago chiede ""Piede dove sei?"" quello risponde ""Sulla pancia di Mariuzza"" e il Drago casca nella trappola. Mariuzza è proprio intelligente, tanto che riesce a farsi dire dal Drago, che intende sposarla, quale sia il suo punto debole:
""Se si taglia la testa alla colomba le si trova un uovo nel cervello... se mi si spacca quell'uovo sulla fronte... io sono bell'e andato"".
Così, naturalmente, Mariuzza fa, riuscendo anche, grazie a un segreto unguento, a far rivivere non solo le sorelle ma anche re, regine, principi, conti e cavalieri che avevano fatto la stessa fine.
Ça va sans dire che le tre sorelle sposeranno tre Re... ![]() |
Particolare da San Giorgio e il Drago di Paolo Uccello |
22 gennaio 2010 | | Di Giulia Mozzato |