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The cage. Uno di noi mente di Lorenzo Ostuni

Ci sono davvero altri ragazzi, là fuori, tutti nella stessa situazione. Come lui, tutti con un bracciale nero con il conto delle ore alla rovescia e uno strano innesto alla base della nuca. Qualcuno ha ricevuto un oggetto da portare con sé – un coltello, una sbarra, uno specchietto – e ognuno si è trovato un messaggio diverso. C’è Ray, il protagonista, ci sono Driss dalla pelle scura e Malik l’indiano, c’è Phil, cinico egoista e violento, e ci sono Helena, la taciturna Dana e un’altra ragazza che forse un nome non l’avrà mai. Ad aspettarli, una serie di prove da superare, porte che si aprono solo con il giusto codice, maniglie da ruotare seguendo logiche precise, scale strette e infinite che danno direttamente sullo strapiombo, tunnel elettrificati che rischiano di riempirsi d’acqua.

Apri il libro, leggi le prime pagine, e hai la sensazione di trovarti nel “bunker” di Kevin Brooks. Un ragazzo solo, chiuso in una cella illuminata da una luce fioca e incostante, che si accende e spegne in continuazione. Non ricorda nulla, forse il suo nome, non sa come sia finito lì né chi ce l’abbia portato. Sa che vuole uscire, il prima possibile. E il suo desiderio viene esaudito. Un messaggio lo avvisa che fuori dalla cella ci sono altri ragazzi, che uno di loro mente, che hanno solo 60 ore per scappare e mettersi in salvo. Poi la porta si apre e inizia il gioco.

Se una salvezza è possibile, potranno sperare di raggiungerla solo collaborando tra di loro. Ma come fare quando non sai di chi puoi fidarti? Quando tutti sembrano nascondere qualcosa? Quando non capisci se le mosse e le parole degli altri sono sincere o sono dovute a un qualche ordine impartito? Hanno pochissimo tempo per conoscersi, per decidere di chi fidarsi e con chi allearsi, e per scoprire perché sono finiti in quel posto. A rischio c’è la loro vita, e sanno che forse molte risposte non le avranno mai.

Da grande esperto, Lorenzo Ostuni – in arte Favij – dà vita su carta a una sorta di videogioco, in un racconto diretto, carico di tensione e dal ritmo veloce. I suoi personaggi si muovono in corridoi oscuri che fanno subito pensare ad Alien o Resident Evil, affrontano prove e trabocchetti degni di Tomb Raider e Prince of Persia, e si trovano in situazioni che rimandano a film come Saw o The Hole, o a romanzi come Bunker Diary o Il Signore delle mosche. È un intero immaginario, quello che ha dato forma a questo romanzo. Lo stesso immaginario ben impresso nella mente di tutti i Millenials, che in questi ultimi quindici anni si sono nutriti di una cultura videoludica e cinematografica che vive e vivrà per sempre dentro di loro.

di Mauro Ciusani


The cage. Uno di noi mente
The cage. Uno di noi mente Di Lorenzo Favij Ostuni;

Come in un assurdo, tragico videogioco, prova dopo prova, enigma dopo enigma.

"Tra poco la porta si aprirà. Riceverai altre istruzioni in seguito. Ci sono altri. Uno mente. Dovete andarvene da qui o morirete. Avete 60 ore."

Ray si sveglia in una cella. È solo. Non si ricorda nulla. Né come ci è arrivato, né perché. Indossa una divisa che non conosce, gialla come la luce che illumina la piccola stanza in cui è rinchiuso. Porta al polso destro un braccialetto senza fibbia simile a un display spento. Dove si trova? Non lo sa. I ricordi arriveranno poi, poco per volta. Scoprirà presto di non essere solo in questa misteriosa prigione. Con lui ci sono altri sei prigionieri. Ognuno ha ricevuto delle strane istruzioni da seguire, insieme a un curioso oggetto recapitato sotto la porta della cella. Hanno solo poche ore per salvarsi. Si parlano, si interrogano sul perché di quegli strani messaggi, cercano disperatamente informazioni e una via di fuga: litigano, si accusano vicendevolmente ma alla fine dovranno fare squadra… Perché c’è solo un modo per provare a uscire di lì. Fidarsi delle istruzioni. E degli altri… Anche se uno di loro forse mente. Come in un assurdo, tragico videogioco, prova dopo prova, enigma dopo enigma i ragazzi riusciranno a scoprire cosa è accaduto, chi sono i loro carcerieri e cosa li attende là fuori.

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